lunedì 2 ottobre 2017

Recensione: La prossima parola che dirai di Chiara Bottini


Buongiorno a tutti!
Oggi iniziamo la settimana parlando di un libro che purtroppo non mi è piaciuto...ma vi spiego meglio nella recensione.



Trama: 
Livia ha perso la testa per Mattia, un collega più giovane. Giulia Maria è ossessionata da Riccardo, conosciuto online. Entrambe sono sposate. Entrambe sono abituate a esprimere su Twitter i loro pensieri profondi, leggeri, ironici o provocatori. Si leggono, si intuiscono, si scoprono. Poi iniziano a scriversi e la quotidianità di Livia si popola delle romanzesche mail di Giulia Maria, mentre le storie si complicano e dare fondo alle contorsioni del cuore diventa condizione della sopravvivenza. Non sanno bene quanto le esperienze che stanno vivendo siano simili. Sanno solo che quel sentire che ti spacca in due ha bisogno di venir fuori.
In una sinfonia di voci autentiche e appassionate, conversazioni virtuali ed eventi reali si intrecciano in un vortice che mette tutto in discussione. È più vero l’amore con una persona che puoi toccare, senza mai afferrarla, o quello con un’entità fatta soprattutto di parole, che però possiedi e ti possiedono fino in fondo? È più fedele chi nega la passione e tradisce con la mente, sul crinale sicuro del rifiuto, o chi vive la limpida crudeltà del sesso clandestino? Quale delle due realtà è più fittizia, più volatile: quella di carne o quella di byte? Difficile rispondere, perché l’amore è ovunque. Anche se non è detto che, alla fine, trionfi.

 Recensione:
La prossima parola che dirai è il secondo romanzo di Chiara Bottini edito dalla Centauria Edizioni.

Il romanzo è costituito dalla corrispondenza elettronica tra due donne, Livia e Giulia Maria, entrambe sposate senza figli, che si conoscono per caso attraverso un tweet e cominciano un dialogo circa i loro tradimenti.

La colonna principale del romanzo è Giulia Maria che racconta la sua storia con l’amante Riccardo e la sua fine, sviscerando dal loro primo messaggio tutto ciò che ha portato alla nascita di questo amore malato.

Malato non solo perché extraconiugale ma perché le entrerà dentro e la sconvolgerà per sempre facendole perdere se stessa e la propria dignità.

Livia invece ama il suo collega Mattia ma non riesce a decidersi a portare la loro relazione da un piano mentale ad uno fisico.

Purtroppo non sono riuscita ad entrare pienamente nella storia come avrei voluto.
Mi aspettavo un romanzo abbastanza ironico ed invece di divertente non c’è nulla, la corrispondenza tra Livia e Giulia Maria risulta reale, forte, ossessiva quasi.
Devo ammettere che entrambe le protagoniste non mi sono piaciute e soprattutto non sono riuscita a capire il senso del romanzo.
Non c’è redenzione alla fine, anzi per tutto il libro, soprattutto attraverso le parole di Giulia Maria, il tradimento risulta sì una cosa sbagliata, ma inevitabile per la donna che si giustifica dando la colpa alla “sua cosa” interiore.
Sinceramente ho trovato questo modo di ragionare inammissibile, per quanto depressa, stressata e tutto ciò che vogliamo il tradimento è sbagliato, non ha scusanti.
Se non ami più tuo marito tanto da amare un'altra persona e cercare sicurezza in una terza come nel caso di Giulia Maria mi domando perché non lasci tuo marito. 
Sarebbe meno umiliante per tutti.
I mariti nella corrispondenza sono poco più che citati, se i matrimoni di queste due donne fanno acqua da tutte le parti andrebbe spiegata la ragione.
Livia un pochino prova a spiegarlo nel raccontare a Giulia Maria che il suo rapporto con il marito è più un’amicizia simbiotica ma questo è sufficiente per tradire, anche se nel caso di Livia non fisicamente ma mentalmente un uomo? Forse il suo tradimento è ancora più grave…
L’unica conclusione a cui sono giunta è che l’autrice volesse proprio questo, ridicolizzare i suoi personaggi, lanciare una sorta di provocazione al lettore.
La scrittura della Bottini è stato un altro elemento che non ha contribuito a rendere piacevole la lettura, l’ho trovata poco elegante, cruda in alcuni punti sfiorando quasi il volgare. Chiaramente per i miei gusti.



"Iniziai rasandomi il pube completamente.
Il rasoio era viola e non particolarmente affilato: l’avevo già usato per le gambe più volte e le lame sembravano anche arrugginite sui bordi. Non mi importava. Entrai nella doccia come una combattente, strofinai e insaponai le parti intime, come a volerle asportare, poi andai giù di netto. I peli erano ostinati e spessi.
Gli piaceva leccarli e stavano così da mesi, da anni, da secoli, da ere geologiche.
Non c’era possibilità di metterli in ordine: li voleva così.
Ne apprezzava la naturalezza diceva, l’assenza di uno sforzo per apparire.
Io li avevo lasciati diventare un bosco perché ogni nostro incontro fosse perfetto.
Cercavo di dare una direzione poco dolorosa al mio passaggio di falce, ma mi tagliai in due punti.
Il rosso del sangue, il bianco del sapone e il nero della peluria mi scivolarono sulle cosce, poi, disordinatamente verso lo scarico.
Fissavo la scena dall’alto e cercavo di ponderare la pazzia del gesto."



Le uniche note positive del libro sono che scorre e si legge in poche ore, ma ovviamente questo non è sufficiente e poi l’edizione veramente ben curata e maneggevole.

 

A presto,

3 commenti:

Stefano ha detto...

Ciao Arimi!
Ti ho trovato su Google mentre ero in cerca di recensioni su questo libro che mi hanno regalato. Devo dire che abbiamo fatto due esperienze molto diverse leggendolo. Rispetto la tua opinione ma non sono d’accordo su alcuni punti: la tua opinione è che alla fine dovrebbe esserci una redenzione. E perché? Io penso che un lieto fine non debba necessariamente esserci. Certo, in passato il cinema francese e gli autori che lo ispiravano a volte hanno abusato di questo concetto ma in questo libro il finale è ben chiaro e si presenta puntualmente alle due protagoniste. Il senso del libro che a te è poco chiaro, a mio parere, è proprio questo: non ci può essere redenzione se redenzione vuol dire repressione. E’ vero che se capita alle protagoniste di interessarsi di altri uomini oltre i loro matrimoni qualcosa non andava nella loro istituzionale vita di coppia. Ma questo non vuol dire che avrebbero “cornificato” il consorte col primo che capitava. Penso che neanche lo cercavano. Ma poi, a volte, capita. Penso che tante persone non hanno tradito non tanto perché non si è presentata loro l’occasione (chi invece lo fa è una persona falsa, uomo o donna che sia); ma perché non si è mai presentata a loro LA persona. A volte si può vivere una vita intera costituzionalmente, socialmente, e per questo (per molti è così ahinoi) felicemente sposati e non sapere che fuori l’angolo ci sarebbe potuto essere qualcuno che di colpo, se l’avessi incontrato, ti avrebbe fatto mettere tutto in discussione. Le due protagoniste del romanzo non le giudico persone false o profittatrici, non sono neanche due eroine, ma non sono neanche due donne di malaffare. Sono semplicemente donne. L’ambientazione parallela secondo me è genialmente ridondante. L’una vive la storia parallela al suo matrimonio attraverso un uomo in carne ed ossa, l’altra vive la sua storia parallela nel mondo parallelo di Twitter. Le storie si accavallano in una atmosfera a volte cupa, come un cielo pieno di nuvole che opprime l’anima delle due protagoniste. La scrittura mi è sembrata efficace, non l’ho trovata volgare, tantomeno cruda e poco elegante. D’altra parte leggendo questo libro poniamo l’orecchio alle pulsioni e alle emozioni di due donne di cultura medio alta (e quindi abituate a interfacciarsi coi colleghi in un certo modo) che hanno la possibilità di raccontarsi di getto, non di due icone stilnoviste narrate in rima. Alla fine del libro si prende la vita per quella che è, nel bene e nel male. Non sempre si ride, come hai detto tu di divertente non c’è nulla.
Ciao!
Stefano

Arimi ha detto...

Ciao Stefano,
il mondo è bello perché è vario e avere opinioni diverse verso un libro è più che naturale, ognuno ha i suoi gusti =)
Per quanto riguarda il finale no, non cercavo una redenzione, semplicemente speravo che le protagoniste trovassero un minimo di tranquillità emotiva e mettessero un po' di ordine nelle loro vite.
Ma, finale a parte, che è solo la punta dell'iceberg, a me non è piaciuta la storia in sé.
Giulia ad esempio trova il suo amore per la vita, benissimo, ma allora perché continuare a stare con il marito...non si tengono i piedi in una sola scarpa, questo non lo apprezzo.
Ma in fondo Riccardo avrebbe iniziato una storia con lei se non fosse stata sposata? Purtroppo i protagonisti di questa storia non mi piacciono in nessuna loro sfumatura.
L'ambientazione parallela è piaciuta anche a me, invece per quanto riguarda la scrittura anche qui entra in gioco il gusto personale, io passi come quello citato li trovo estremamente volgari.
Al contrario di te purtroppo la lettura di questo romanzo non mi ha lasciato nulla.

Stefano ha detto...

...Evviva il mondo vario!
Secondo me per quanto riguarda il finale, come dicevo prima, non sempre nella vita le ciambelle riescono col buco,a volte per sfortuna, a volte...diciamolo pure...perché non siamo abili pasticcieri. La speranza che nutrivi in un finale diverso denota un tuo carattere gentile. Ma la vita, ahinoi, a volte non è gentile con noi. Penso che Verga abbia insegnato a tutti noi qualcosa. Hai ragione, probabilmente Riccardo non avrebbe iniziato la storia se la protagonista fosse stata nubile. Ma non penso che Riccardo debba piacere per forza. Anche a me non è piaciuto, ma dobbiamo ammettere,inevitabilmente, che il suo personaggio si staglia a monito perenne di come la vita può confonderti.E'l'antieroe. Penso che l'autrice abbia voluto comunicarci questo. La sua stessa professione, che è quella del fotografo, ritengo sia un messaggio metafisico di come le cose in fotografia sembrano perfette quando invece nella realtà non lo sono.Magari Giulia, che lo aveva trovato,forse sarebbe anche scappata con lui se poi le carte in tavola non fossero cambiate. Ma anche questo, tutto sommato, sarebbe stato un lieto fine che l'autrice, secondo me, volutamente non vuole inserire, a vantaggio del messaggio potente che passa circa la differenza tra ciò che è reale e virtuale, ovvero ideale, ovvero immaginario. Sono contento che l'ambientazione parallela sia piaciuta anche a te. In effetti ciò rende il libro estremamente attuale per tutti noi che, anche in questo momento, siamo personaggi di una realtà virtuale. Per quanto riguarda la scrittura, certamente, il gusto personale non può essere opinabile. La mia opinione è che le protagoniste, come dicevo prima, sono volutamente incastonate nella società come "persone per bene" che vivono una vita "normale", ma che prese nell'intimo, quando non si sentono viste da nessuno, possono sentirsi al di fuori di ogni convenzione. Purtroppo questo accade, al giorno d'oggi, con tante persone che, frequentando il mondo virtuale, si manifestano in modo totalmente difforme a come le persone "che sono fuori" le giudicano.Il romanzo, che trae la sua ispirazione da questo, secondo me, testimonia bene tutto ciò; e per farlo, usa anche due lessici diversi. Infatti i dialoghi delle protagoniste quando si trovano nel loro mondo convenzionale non presentano parole volgari, quando invece sono da sole con se stesse sono, pirandellianamente, più coloriti. A me questo libro è piaciuto molto e lo consiglio a tutti coloro che frequentano web.
Ciao Arimi!!!
Stefano

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